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domenica 17 gennaio 2016

Dedicato ai pioppi bianchi

É passato un bel po' di tempo dall'ultimo post. Nel frattempo i volontari non sono stati con le mani in mano. A dicembre si sono ritrovati per lavori all'oasi ben tre sabati. I volontari sono anche cresciuti di numero e i risultati si vedono.

Anche oggi è giornata di lavoro. Sole e venticello asciutto. Non fa freddo, ma il terreno è gelato.
Si tagliano diversi alberi, come sempre, su indicazione del responsabile forestale del Parco Regionale delle Groane.

Dedichiamo la copertina a uno splendido pioppo bianco (Populus alba), uno dei tanti che in questa stagione non passano  inosservati.


Le latifoglie sono quasi tutte spoglie e così è possibile osservare la loro ossatura (fusti e rami).

Oggi ci siamo soffermati ad ammirare i pioppi bianchi, numerosi nella zona dell'ingresso dello stadio, presenti anche altrove, molti decisamente ben sviluppati. Vien voglia di prendere le misure per scovare quale sia il più grosso. Insieme alle farnie hanno il fiusto con la circonferenza maggiore. I pioppi bianchi tuttavia hanno creato anche qualche grattacapo, forse perché più adatti alla terre della bassa pianura. Non è chiara la cosa. Sul sentiero dalla via Boves, presso laghetto e bacheca, ne sono caduti diversi nell'estate 2014, a causa di una tromba d'aria che però aveva abbattuto anche robinie ed altre specie.

Le foto seguenti ricalcano il percorso effettuato nella mattinata, una specie di transetto (percorso ripetuto più volte nel tempo con piccole varioanti).

Dalla via Boves

Entriamo dalla via Boves e seguiamo il sentiero fino ai due laghetti nei pressi di una bacheca.

L'ingresso all'oasi da via Boves

A destra il ceppo, residuo di una robinia pericolante.
A sinistra una delle numerose piantumazioni.

Poco avanti a destra ci accoglie un piccolo tasso, albero
dalla crescita lentissima. Ce ne sono parecchi all'oasi, alcuni
spuntati da soli. Sono fra le poche specie che d'inverno
conservano le foglie fornendo riparo alla piccola fauna.  

Un frassino, a sinistra del sentiero, è sopravvissuto
alla scorticatura effettuata un paio di anni fa da
qualche visitatore poco rispettoso della natura.

Il primo tratto del sentiero si dirige a zig zag
a nord verso il lato sud lo stadio
La bacheca vuota non rende merito all'oasi, che pure è
ben curata in ogni altro aspetto

 
Lo stagnetto è stato approfondito nell'autunno
scorso per evitare il suo progressivo interramento.
Visto da nord. Quasi asciutto, la poca acqua
sul fondo è ghiacciata

Ghiaccio sul fondo.
Presso la bacheca uno dei pioppi bianchi rimasti
in piedi qui dopo la tromba d'aria del 2014

Un pino silvestre, caratteristico del Parco delle Groane. Non sono pochi quelli
presenti all'oasi. Altri sono disposti sul il lato est della stadio, circa a metà.

Il laghetto basso tiene poco l'acqua anche durante la stagione umida.
Ora è completamente secco.

Un gruppo di betulle. Sono piante pioniere. Amano la luce
e nel bosco formato lasciano il posto ad altre specie. Qui
sopravvivono, forse grazie alla pendenza del terreno che
consente una buona esposizione.

Il sentiero è costeggiato da numerosi cespugli di rose selvatiche, in questo
periodo poco visibili. Qualche rara bacca ne segnale la presenza

Verso la targa a Fabrizio

Dopo una curva a destra il sentiero si dirige verso la targa dedicata a Fabrizio. Qui si sono persi dei magnifici castagni centenari. Rimane una grande quercia, il cui futuro però appare incerto.

La curva a destra

Sul fianco della curva una bella felce: la lingua di cervo
(Phyllitis scolopendrium).

Una delle farnie più belle. Il fusto sulla sinistra non gode di
buona salute. Non si capisce se si riprenderà. In caso contrario
il suo taglio metterebbe a rischio l'equilibrio di tutta la pianta

La chioma della grande quercia (farnai), già ridotta.

Sul terreno foglie di castagno. Nei pressi è rispuntato qualche
piccolo esemplare che forse nel tempo sostituirà quelli andati persi

Frutti dello Spino di Giuda (Gleditsia triacanthos), una specie alloctona, di
origine americana, che per questo è stata in buona parte eliminata. Preesistente
all'oasi ne restano pochi esemplari, caratteristici, a testimonianza di chissà quali usi.

Alle spalle della targa di fabrizio un esemplare di Spino
di Giuda. Non è difficile intuire l'origine del nome.

La targa dedicata a Fabrizio

Appena oltre uno delle numerose e recenti piantumazioni, ben visibili
per gli shelter verdi. Queste protezioni servono ad evitare i danni provocati
da piccoli roditori e dal decespugliatore, usato per ripulire il sentiero.  

Presso la scaletta. 


Nei pressi della scaletta che scende alla parte bassa dell'oasi, siamo richiamati dal rumore delle motoseghe. Un rapido saluto agli amici volontari, piuttosto indaffarati, prima di proseguire nel nostro percorso.

La deviazione verso "Seveso centro", ovverosia verso la parte bassa
dell'oasi, attraverso la scaletta ormai ben sistemata.

Una robinia viene tagliata "gradualmente"

La caduta viene orientata con delle funi

A volte i fusti tagliati non cadono a terra, perchè si impigliano fra i rami vecini.

Il tratto centrale del sentiero 

Passiamo rapidamente il tratto centrale del sentiero parallelo al campo sportivo e che termina al bivio che scende verso la parte bassa.


Il sentiero dei noccioli

I noccioli sono ovunque nell'oasi. Uno molto grande è a sinistra verso la metà dello stadio. Poco oltre si allineano fitti sulla destra di quello che chiamiamo "il sentiero dei noccioli" senza timore di rimanere incompresi. Finisce sotto un grande quercia nei pressi della via Sprelunga. Lì, guardando in inverno a nord est, fra rami e tetti, si riesce a vedere le Grigne.

Sul sentiero centrale incontriamo un nocciolo di
notevoli dimensioni, carico di amenti chiusi. Solo
quelli meglio esposti sembrano già pronti a fiorire.


L'inizio del sentiero dei noccioli.

Appena inoltrati luci e colori cambiano completamente. 

La chioma della grande quercia al bivio per via Sprelunga. Anche questa
pianta e quelle intorno hanno subito danni nella fatidica estate del 2014

Vista sulle Grigne

Costeggiando la via Sprelunga

Il sentiero del nostro transetto ora volta a sinistra verso ovest. Qui incontriamo alcuni volontari che tagliano spuntoni di rovi e rametti che invadono i sentieri. di solito si occupano di raccogliere cartacce e immondizie varie, ma oggi l'oasi è abbastanza pulita.

Approfittiamo della maggior trasparenza del bosco per andare alla ricerca dei laghetti (per la verità piccoli stagni che si diramano in rivoli e rivoletti) che in altre stagioni è impossibile scovare nel fitto della vegetazione.

Per un tratto il sentiero corre fra muri di spine
di rovo che è sempre bene contenere. 

Il primo laghetto in questa zona è facile da individuare. É sotto un pioppo
bianco schiantato e riverso ma incredibilmente vivo. L'acqua, sia pure
verdastra, c'è, abbondante e all'apparenza nemmeno ghiacciata.  
Il secondo stagnetto si incontra poco oltre, sulla sinistra del sentiero in
corrispondenza di una staccionata. Il laghetto è completamente coperto
dalla vegetazione e non si riesce a vedere lo specchio dell'acqua.

Ritorno lungo il lato nord dello stadio

Usciti dall'oasi rientriamo imboccando la strada sterrata che passa davanti ad alcune case per poi costeggiare il lato nord dello stadio. Proprio davanti alle case si nascondono nel fitto della vegetazione alcuni piccoli stagnetti, quasi dei canaletti allungati e serpeggianti, che si perdono fra le spine dei rovi e delle robinie. Fatti alcuni passi ne contiamo tre intorno a noi. Li osserviamo ruotando in senso antiorario.

Il primo è davanti. Ben fornito d'acqua ma ghiacciato.

Il secondo è a sinistra ed è secco.

Il terzo è alle nostre spalle, una specie di canaletto parallelo alla strada che si
intravede a sinistra nella foto. Nascosto dalla vegetazione sembra asciutto.
Sul fianco dello stadio troviamo la vegetazione rasata. Questo ci permette di percorrere il tratto, solitamente impraticabile, fino in fondo e persino di scendere al sentiero dei noccioli. Altre volte ci ticca tornare sui nostri passi. Il prato e il rimboschimento sulla sinistra, con alberelli ancora bassi, sono fra le zone meglio soleggiate dell'oasi, con presenza di specie ecotonali o campestri. In questa stagione però c'è ancora pochino da osservare. Nell'oasi non si vede nessun fiore, tranne forse qualche pratolina.

Qui di solito crescono erbe alte e rovi.
Sulla sinistra i rametti rossi sono delle sanguinelle

Un gruppo di piccoli carpini mantiene le foglie secche

Qui gli amenti dei noccioli sembrano
prossimi alla fioritura.
 
Oggi è facile scendere al sentiero dei noccioli.

La parte bassa dell'oasi 

Il prato è coperto da una bella erbetta, ma ad ogni
passo si sente scricchiolare il terreno ghiacciato
I resti del gelso caduto

Il sottobosco in alcuni punti è coperto di ghiaccio (galaverna?)

Lavori ai piedi della scaletta

Al ritorno dalla parte bassa ritroviamo il gruppo dei volontari al lavoro



I pioppi bianchi presso l'ingresso dello stadio

 
In questa zona si concentra il maggior numero
dei pioppi bianchi dell'oasi.
Senza le foglie si può osservare l'intrico dei rami

Gli stagnetti a sud

Partendo dallo stadio e scendendo verso sud osserviamo uno ad uno tutti i laghetti che qui sono ben visibili essendo tutti affiancati da un sentiero. Sono cinque e tutti, come sempre, in condizioni molto diverse.Ma proprio questo è il bello della natura.

Il primo laghetto ha il fondo ghiacciato

Il secondo è secco

Il terzo lo troviamo sulla sinistra del sentierino.
É allungato e  ha il fondale melmoso

Dettaglio del fondo del terzo laghetto

Sulla destra, vicino al parcheggio, dove si svolge il mercato, c'è il laghetto
più ampio, il quarto. Anche qui i volontari hanno tolto il fango dal fondale e
la vegetazione, ma solo per metà della superficie, per preservare la fauna
che vi si ripara nella stagione fredda (come ad esempio gli anfibi), oltre a
quella che ci vive abitualmente (fauna bentonica). 

Dettaglio del fondale del quarto laghetto

Sulla riva una piccola piantumazione

L'ultimo laghetto è a sinistra del sentiero. Da tempo
è parzialmente coperto da un salice riverso, ma vivo.  

L'ultimo controllo degli hair-tube

Alla fine della mattinata un volontario toglie gli hair-tube che erano stati posizionati all'oasi e al parco delle Villa Dho, per un periodo di tre mesi, per verificare la presenza di scoiattoli. Il monitoraggio si è svolto su richiesta dal Parco delle Groane.